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370 | luigi capuana |
E sentiva di nuovo, su la punta della lingua, la domanda: — Siete voi la Fortuna? — Ma rammentava — oh, non aveva sognato! — di avergliela già fatta la sera avanti; e colei le aveva risposto: — Dormi e non curarti d’altro! — segno evidente che non era la Fortuna, o che non voleva darsi a conoscere.
— Ed ora dove andrai?
— Dove mi portano i piedi, alla ventura. Se potessi incontrare la Fortuna! L’hanno incontrata tanti, dicono: essa sola potrebbe aiutarmi.
— Ah, figliuola mia! La Fortuna è capricciosa: oggi dà, domani toglie; dà senza discernimento, toglie allo stesso modo: è una pazza. Se la incontri, non guardarla neppure in viso; da’ retta a me.
— Ma come faccio, col difetto di insudiciar di nero quel che tocco?
— Per questo c’è rimedio. Non avere schifo. Ficca le mani in questo mucchio di letame, e tiencele finchè potrai sopportare il bruciore che sentirai. —
Carbonella esitò un momento, e poi ficcò le mani nel letame. Cominciò a pro-