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carbonella | 367 |
— Sono io, sono Carbonella; chiedo ricovero per questa notte.
— Carbonella? Non sono fornaia; avete sbagliato uscio.
— Datemi almeno una fetta di pane: muoio dalla fame! —
Dalle fessure dell’uscio Carbonella si accòrse che là dentro avevano acceso un lume; e dal rumore degli zoccoli e dal brontolio della voce rauca, capì che qualcuno veniva ad aprirle.
L’uscio scricchiolò e apparve su la soglia una vecchia curva, grinzosa, coi bianchi capelli arruffati, e gli occhi insonnoliti.
— Chi sei? è questa l’ora di rompere il sonno alle persone?
— Scusate buona donna; mi ha guidato fino a qui una bella fiammolina azzurra. Mi ero sperduta per la campagna.
— Ti chiami Carbonella? Sei carbonella davvero.
E le fece una carezza sui capelli.
Le diè da mangiare, brontolando sempre, ma Carbonella non capiva le parole.