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carbonella 361

— Il Signore mi aiuterà! — quasi la povera donna prevedesse che doveva morir presto e lasciare nei guai la figliuola che aveva appena sette anni.

Le vicine per qualche tempo le diedero da mangiare: oggi una, domani un’altra. Povere anch’esse, vivevano stentatamente di lavoro ed erano cariche di figlioli. Pel momento, una bocca di più non costituiva gravezza; e Carbonella, meschina, si contentava di quel po’ che le davano. Ma quando sarebbe cresciuta? Nutrirla non bastava: bisognava rivestirla, tenerla d’occhio: e con quel difetto d’insudiciar di nero ogni cosa che toccava, non le si poteva far fare nessun lavoro.

Ora che la sua mamma era morta, le vicine avevano ben altro a cui badare che a lavarla quattro, cinque volte il giorno; e per ciò Carbonella era divenuta, come dicevano, peggio Carbonella di prima.

Se ne stava accoccolata davanti all’uscio della sua catapecchia, coi gomiti sui ginocchi, col mento fra le mani, e guardava le nuvole che passavano pel cielo spinte dal vento.