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342 luigi capuana

Erano belli nel loro orrido, con quei corpi di serpenti alati, con quel collo pieno di rughe simile a collo di tartaruga, e le creste rosse che già spuntavano nella parte superiore delle teste, più appariscente nei due maschi, meno pronunciate e meno vivide nelle due femmine.

Un giorno, però, che il Reuccio ebbe il capriccio di condurseli dietro per le vie, legati con catenelle di acciaio raccomandate a dei collari di ferro battuto, fu un fuggi fuggi della gente spaventata dall’aspetto di quei mostri non mai visti.

— I draghi! I draghi! —

Era un chiuder di usci e d’imposte; un gridare, un piangere, quasi i draghi avessero cominciato a divorare qualcuno.

Essi, intanto, camminavano tranquillamente, scherzando tra loro con le code, con le teste, accostandosi spesso al Reuccio per leccargli la mano, elevandosi a brevi voli, a fior di terra.

E fu peggio la mattina che fu visto uscire il Reuccio a cavallo di uno dei draghi ben bardato, guidato con lunga briglia, e che appena fuori del portone