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il nido dei draghi | 341 |
vevano le ali che cominciavano a distendersi cartilaginose, a spicchi come quelle dei pipistrelli.
Ormai mangiavano da sè, divorando golosamente, e il Reuccio se li faceva venir dietro per la stanza, imitando il loro sibilo, attirandoli con un po’ di cibo.
Fin a tanto ch’essi erano piccoli, il Re non stava in pensiero pel Reuccio; ma ora che avevano già messe le ali e si provavano a volare, il Re si atterriva vedendolo entrare nello stanzone dove stavano chiusi, perchè vi si potessero muovere a tutt’agio. E lo ammoniva:
— Badate, Reuccio! Non vorrei che un giorno o l’altro... —
Il Reuccio sorrideva, e per mostrargli che i quattro draghi gli s’erano affezionati come cagnolini, apriva l’uscio e se li traeva appresso pei corridoi del palazzo reale; li tastava, li accarezzava, li faceva star ritti sulle zampe di dietro, col collo proteso in avanti, con le ali che sbattevano e facevano un rumore simile a quello di piccole vele smosse da forti soffi di vento.