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la figlia del giardiniere 25

— Perché piangi, figliola mia?

— È venuto uno a beffarmi. Ha picchiato tre volte all’uscio, e alla mia domanda: «Chi siete? Chi cercate?» ha risposto: «Cerco il più bel paio d’occhi del mondo». Ed io sono cèca!

— Non angustiarti, figliola!

— Chi canta nel giardino?

— Il garzone che ho preso poco fa.

— È allegro, a quel che pare!

— Chi lavora cantando sente meno la fatica. Se ti dà fastidio, lo faccio tacere.

— Anzi; ha una bella voce. —

Ma non appena la cèchina, cessato di piangere, si mise a cantare anche lei la solita nenia, quell’altro tacque. Il giardiniere lo trovò intento ad ascoltare.

— Così tu lavori?

— Questo lamento mi stronca le braccia!

— Devi abituarti ad udirlo: è la cèchina, mia figlia, che canta, se tu non lo sai.

— Come si fa ad abituarsi? Spezza il cuore. —