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che gli sbucavano davanti su per le balze della montagna e nel folto dei boschi. Orsi, cignali, avvoltoi, aquile, soltanto questi gli sembravano degni della sua attenzione, soltanto questi egli affrontava con un ardimento che non lo faceva badare ai pericoli a cui si esponeva.

Il Re viveva in angoscia finché non lo vedeva ritornare sano e salvo, ma lo guardava con orgoglio ogni volta che il Reuccio gli presentava orsi e cignali abbattuti dagli infallibili suoi colpi di balestra.

Il Re non aveva voluto mai permettergli che andasse a cacciare in una montagna lontana, circondata di fittissimi boschi pieni di animali feroci.

Ormai le cacce in luoghi noti non lo allettavano come prima.

— Maestà, lasciatemi andare laggiù laggiù!

Il Re non si piegava. E il Reuccio si raccomandava inutilmente anche alla Regina sua madre. Rinunciò allora al prediletto svago, divenne triste, uscì raramente dalle sue stanze.