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con le lunghe orecchie ciondoloni. Ma il mariuolo :sapeva come farlo correre e saltare. Prendeva una manata di spine e gliele legava sotto la coda. L’asinello, per liberarsene, correva, saltava, tirava calci; e lui, in groppa, afferrato alle orecchie. L’asinello pareva impazzito; e Primpellino rideva, gli batteva i fianchi con le calcagna, gridava:

— Bravo! Bravo! Bravo!

E quando l’aveva così martoriato un bel pezzetto e il povero animale non ne poteva più, Primpellino gli slegava le spine di sotto la coda, e, saltato giù, lo accarezzava, gli dava la biada, lo conduceva alla vasca per farlo bere, e poi su l’aia perché si rivoltolasse tra la polvere. Non lo lasciava tranquillo finché l’asino non si risolveva a fargli un raglio quasi di ringraziamento. Allora lo legava alla mangiatoia e si rivolgeva a un altro divertimento. Non lo contrariavano, lo lasciavan fare, quantunque continuamente temessero che non gli accadesse qualche guaio. Una volta la mamma gli disse: