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— Sei sciocco, Primpellino!
Ma appena una delle galline diè il segno di esser chioccia, Primpellino preparava un corbello con paglia e fieno, vi disponeva una ventina di gusci di uova, e vi poneva su la chioccia per covarli. S’intese un gran scricchiolio.
— Hai visto, sciocchino?
Il peso della gallina avea schiacciato i gusci, ma sotto le ali e attorno al petto di essa erano accoccolati venti pulcini bianchi, neri, variegati che pigolavano e chiedevano da beccare. E in un canto era già pronto un vassoio con midolla di pane sminuzzata intrisa col vino, e mescolata con prezzemolo tagliuzzato e qualche cima di menta. In certi momenti, marito e moglie avevano paura di quel figliuolo che riusciva a fare tutte quelle cose, quasi avesse la magia nella punta delle dita. Notavano:
— È cresciuto prestamente da principio; ora non cresce più.
— Meglio, marito mio, se rimarrà sempre ragazzino.
— Perché?