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le nozze di primpellino 309


seghe, pennati, roncole; li trascinava qua e là, nè si sapeva mai dove li lasciasse.

— Ah, Primpellino, Primpellino! Tu sei la disperazione di babbo e mamma. —

Ma, nello stesso tempo, egli era buono, servizievole, sollecito se gli si chiedeva di fare qualcosa. Andava e veniva, così celermente, che certe volte babbo e mamma stentavano a credere che egli avesse eseguito l’incarico dàtogli.

Non occorreva d’insegnargli, sapeva già fare ogni cosa.

La donna impastava il pane e lo metteva a lievitare; intanto si allontanava di casa per qualche faccenda. Al ritorno:

— Ah, Primpellino, che hai fatto! —

Il pane era già bell’e sfornato, caldo, di perfetta cottura.

L’omo gli diceva:

— A potare si fa così; quando sarai cresciuto mi aiuterai. —

Senza farsi scorgere, Primpellino afferrava un pennato e via:nel folto della vigna.

— Primpellino, dove sei? —

Rispondeva di colà. E si vedeva Primpellino che dava colpi a destra, a sini-