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le nozze di primpellino 307


Dalla grande gioia, non trovavano modo di accendere il lume; ma così, al buio, la donna aveva già preso tra le braccia la creatura viva che sguizzava con le gambettine e pareva volesse fuggirle.

Era un bel bambino roseo, biondo, grassoccio, che si sarebbe detto nato da due mesi, e che aveva l’argento vivo addosso. Invece di vagire, già parlava; poche ore dopo, si rizzava bene su le gambine; e prima di mezzogiorno, andava per casa come un frugolino, rimestando, spostando, urtando ogni cosa.

Marito e moglie sembravano impazziti dalla gioia; gli stavano attorno, temendo che si facesse male.

— No, Primpellino!

— Bada, bada, Primpellino! —

Avevano un corredino, preparato da anni, ingiallito nelle cassette, e bastò per vestirlo nei primi giorni. Ma quel demonietto cresceva a vista d’occhio. La donna dovette mettersi a tagliare e a cucire altre camicie, altri vestitini, e quantunque li tagliasse proprio a crescenza, bastavano appena per quindici giorni.