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scavarono con le mani la terra e trassero fuori la radice. Diedero un grido:
— Primpella? O Primpellino?
Si vedeva un omino, una creaturina scura scura, qualcosa che non era o non sembrava radice, e non era o non sembrava ancora proprio una creatura viva.
— Ah! Questa volta non saremo delusi.
E portarono la pianta in casa e la posarono delicatamente su un giaciglio, accanto al focolare.
Quella notte, marito e moglie non potevano chiudere occhio. — Hai sentito? Si è mosso qualcosa.
— Ti sarà parso; vediamo.
Il marito accendeva il lume e andava a guardare; la radice era là, rigida, ferma.
— Tentiamo di dormire, moglie mia.
Verso mezzanotte, di nuovo:
— Hai sentito? Si è mosso qualcosa.
— Ti sarà parso; vediamo.
Ma prima che riaccendessero il lume, ecco qualcosa di grave che saltava sul letto e sgambettava e vagiva: ’nguèe! ’nguèe! ’nguèe!