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272 luigi capuana

La povera donna era su le spine e accennava a Saltacavalla di smettere, minacciando di picchiarlo.

Come se gli avesse detto: — Fai peggio!

— È tuo quel cavallo bianco? Me lo dài? —

E prima che il Re rispondesse, Saltacavalla era in sella, e picchiava con le calcagna sui fianchi dell’animale legato per le briglia al tronco di un albero. L’animale, abituato agli speroni, non si dava per inteso di quei colpettini e rimaneva tranquillo. Saltacavalla si arrabbiava, gridando: — Arri là! Arri là! — E faceva gesti così scomposti, così buffi, cacciando fuori la lingua, agitando le braccia e le gambe, che il Re, non ostante la sua serietà e il suo cattivo umore, fu preso da una vera convulsione di risa; non aveva mai riso tanto da un gran pezzo.

Quando potè frenarsi e parlare, disse ai carbonai:

— Affidatemi questo ragazzo. Lo porto via con me; ne farò un gran signore.