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saltacavalla | 265 |
si arrampicava agli alberi, non stava cheto un momento. E spiccava certi salti, come una cavalletta; per questo, col nome di una di esse, lo chiamarono Saltacavalla.
Più cresceva e più frugolo diventava.
— Dov’è Saltacavalla?
— Era qui un momento fa.
— Tu non lo tieni d’occhio abbastanza!
— E tu lo vizi con le carezze!
— È così buono!
— È così buffo certe volte!
— Ora appicco foco alla catasta.
— Ehi! Ehi| Adagino, ci sono io! —
Dov’era andato ad accovacciarsi? In cima alla catasta, dentro la buca. Aveva preso di mira il garzone e gliene faceva di ogni specie. Gli nascondeva le scarpe nei mucchi di carbone; gli faceva sparire la camicia o i calzoni, che andava ad appendere in cima a un albero, dove non poteva arrampicarsi altri che lui. E dopo averlo fatto ammattire un bel pezzo, esclamava:
— Toh! Hanno messo bandiera bianca lassù! —