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le bisacce del lupinaio 321

E indicò il giovane lupinaio che se ne stava tutto intimidito in un canto.

La giovane lo guardò e rimase confusa.

— Non vi piace? Non importa: lo sposerete lo stesso.

— Grazie, Maestà!... Anzi, lo sposo volentieri.

— Qui c’è il regalo di nozze che noi vi facciamo: aprirete l’involto quando sarete marito e moglie, e lontani di qui.

— Maestà — balbettò il giovane che sembrava molto commosso. — Prendo tempo otto giorni per recare questa notizia ai miei genitori.

— Tu intanto tornerai al tuo carcere finchè esso non viene. —

La povera giovane si senti stringere il cuore; le era parso di riconoscere in quel lupinaio qualcuno che ella aveva visto una volta, non ricordava in quale circostanza, insomma una fisionomia non ignota. Sentendogli dire però che prendeva tempo otto giorni, credette che fosse una scusa per andar via e non tornar più.

La notte, a mezzanotte, ecco la solita dolcissima voce: