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si trattava di soli lupini, ma così grossi, così dolci, ch’era una delizia mangiarli.

Sentendolo gridare: — Lupin dolci, lupini, lupinaio! — il Re pensò di gastigare colei che avrebbe voluto sposare il Reuccio, e gli aveva fatto la malia, dandola per moglie a un lupinaio come suo padre. Fece chiamare quel giovane e gli disse:

— Vuoi prender moglie?

— E come la mantengo, Maestà?

— Ti darò io una piccola dote.

— Allora...

— Devi sposarla subito e condurla via, lontano.

— Come ordina Vostra Maestà.

— Così la superbiosa avrà quel che si merita! — dicevano Re, Regina e Reginotta, convinti che la povera giovane si fosse servita di male arti per farsi sposare dal Reuccio.

La disgraziata era divenuta pallida, magra, aveva perduta ogni freschezza.

Il Re, con accento canzonatorio, le disse:

— È venuto il Reuccio a chiedervi in moglie: eccolo qua.