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— Lupin dolci, lupini, lupinaio!

Sparsasi la notizia per la città, la folla aumentava, per godersi lo spettacolo del Re che faceva da lupinaio. E intanto nessuno osava di accostarsi a chiedere un soldo di lupini. Ma non appena uno fu così ardito da dare l’esempio, tutti vollero aver l’onore di esser serviti da Sua Maestà. E fosse malizia o la fretta, Sua Maestà non riempiva mai bene il misurino. A ogni misurino, lui intascava un soldo, e alle cantonate, le guardie, sotto la sorveglianza dei Ministri, frugavano nelle tasche dei compratori e sequestravano le monetine, dichiarandole di contrabbando.

E quando, verso sera, Sua Maestà smise la vendita, fece subito la rassegna: tanti misurini, tante monetine. Il conto non tornò esatto, ma lo sbaglio era di poco. Il Re non ci fece caso.

Alla gente quest’affare del sequestro, la prima giornata, era parso un grazioso scherzo di Sua Maestà. E il giorno dopo accorse più numerosa, lusingandosi che lo scherzo non sarebbe stato ripetuto.