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Fruga, sparpaglia, rimescola... Niente! Rimescola, fruga, sparpaglia... Niente!...

— O che dobbiamo lavorare per il bel muso della gente? Smettiamo di vendere i lupini, giacché le monetine sono per loro e non per noi!

— Dici bene: smettiamo!

— Eppure abbiamo guadagnato tanti soldi — entrò a dire la figliola. — I soldi per noi, le monetine, se è vero, per gli altri.

— Sta’ zitta, sciocchina!

E lo stesso giorno il lupinaio portò l’asino in piazza per venderlo.

— E le bisacce?

— Quelle servono a me.

Ciò non ostante, molti entravano in gara, lusingandosi che quell’asino dovesse portar fortuna. Quando la gara si arrestò, l’asino veniva pagato quanto un bel cavallo da corsa.

La notizia delle monetine d’oro fra i lupini era arrivata agli orecchi del Re, un avaraccio che avrebbe voluto cavar oro anche dalle rape. E ordinò:

— Mandate a chiamare il lupinaio.