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lesti, buttavano nella bisaccia quanti più sassolini potevano, e le davano una rinsaccata, di sotto in su, perché il lupinaio non se n’accorgesse.

Se n’accorgevano invece coloro che compravano; e siccome la cosa si ripeteva tutti i giorni, così accadde che nessuno più comprava lupini da lui.

Inutilmente si sgolava per le vie:

— Lupin dolci, lupini, lupinaio| Non lo chiamavano, non lo fermavano più.

Una sera, disperato di essere andato attorno tutta la giornata senza aver venduto neppure un misurino di lupini, e non avendo animo di affrontare i rimproveri della moglie, il povero lupinaio si era deciso di finirla, andando a buttarsi nel fiume.

Si cacciava l’asino davanti e pensava:

— Prima butto nel fiume questi lupini maledetti, e poi faccio il tonfo io.

Lo fermò a mezza strada una bella signora:

— Lupinaio, lupinaio! Datemi quattro soldi di lupini.