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222 | luigi capuana |
Ma soffia, soffia, soffia, non aveva più fiato e intanto rimaneva un omino di tre spanne.
Figuriamoci il suo sbalordimento! Aveva perduto la gran virtù di crescer di statura, fino a divenire gigante. Ma ancora non capiva perchè. Che cosa aveva fatto di male? Aveva tolto a chi aveva troppo e aveva dato a chi non aveva niente, come dicevano i suoi compagni.
Si era fatto giorno. Quei sei giacevano per terra, insanguinati, e non davano segni di vita. Radichetta prese con sè il poco che poteva portare addosso, e si avviò pel suo villaggio, con l’intenzione di tornare a riprese nella grotta, e portar via almeno la sua parte.
Picchiò all’uscio di casa sua.
— Mamma, apri; son io, Radichetta! —
La povera donna diè un grido di gioia e corse ad aprire. Indietreggiò, spaventata:
— Ah, Radichetta! Che cosa hai fatto? —
Radichetta non si era accorto che gli erano cresciute due gobbe, una davanti