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la figlia del giardiniere 13


Il giardiniere era stupito.

— Babbo, perché non pianti il fiore che rende la vista?

— Figliola mia, non c’è giardiniere al mondo che lo conosca.

— Babbo, perché non innesti l’albero il cui frutto raddrizza le gambe?

— Albero e fiore te li sei sognati, forse; non ne ho sentito mai parlare.

Allora la cèchina riprese sottovoce:

— Attendo, attendo nella buia notte —

e cantato un bel pezzetto, chinò la testa su una spalla e s’addormentò.

Da quel giorno in poi, a mezzanotte, notte per notte, accadeva un fatto strano, si sentiva un gran picchio all’uscio. Il giardiniere balzava da letto, si affacciava alla finestra e domandava:

— Chi è? Chi cercate?

C’era il lume di luna e ci si vedeva benissimo; ma non si scorgeva anima viva davanti a l’uscio né nel giardino.

— Hai sentito picchiare, figliola mia?

— No, babbo.