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radichetta | 217 |
per la cavezza un asino spelato, sbilenco, tutto pieno di guidaleschi.
— Dove andate, compare?
— Vado a buttarmi da un precipizio assieme con la mia povera bestia. Era l’unica mia risorsa; ma la fatica e il cattivo nutrimento l’hanno ridotta così. Meglio morire che vivere di stenti; lasciatemi andare.
— Fatevi coraggio, compare; tenete da comprarvi un altr’asino, o un mulo, o un cavallo; non bisogna mai disperare.
— E voi chi siete?
— Siamo la Provvidenza. —
E prima che il contadino rinvenisse dalla sorpresa, essi eran già lontani.
— Hai visto, Radichetta? Nessuno ci dice grazie, nessuno ci resta grato. Il meglio è che ognuno faccia la carità per proprio conto. —
Radichetta, con tant’oro accumulato da parte sua, era divenuto un po’ avaro; voleva sempre accumularne dell’altro, per tornare ai villaggio e fabbricare a sua madre un palazzo più bello di quello del re.