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radichetta | 191 |
— Ah! Fate, Fate belle, sono una povera madre! —
Al grido della donna le Fate disparvero. Soltanto una indugiò alquanto avendo urtato con un piede il bambino che si destò e si mise a piangere.
La Fata però, da bella e giovane, si era trasformata in vecchia grinzosa e canuta che si reggeva su un bastone. Si chinò, prese in mano il bambino e disse:
— Oh che carne tenerina! Ne faccio due bocconi!
— Per carità, buona Fata, risparmiate la mia creatura! Se avete fame, qui c’è la mia carne; se avete sete, qui c’è il mio sangue. —
La donna, saltata fuori dal nascondiglio, si era buttata al piedi della Fata e tentava di levarle di mano il bambino.
— Eccomi pronta, buona Fata! —
E si denudava le braccia, porgendole.
— È stato per provarti; le Fate non fanno male. Che cosa vorresti pel tuo bambino?
— Che abbia la crescenza uguale a quella degli altri.