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168 luigi capuana

— Non aver paura, mamma! Non aver paura, babbo! —

E volava via; e li chiamava dalla cima di un albero, dalla grondaia di un tetto:

— Mamma! Babbo! — E spesso portava con sè uno stormo di altri uccellini, passerotti, capinere, cardellini, raperini, pettirossi come lui. Entravano con un gran frullio d’ali, s’inseguivano di stanza in stanza, si posavano sulle cornici dei quadri e degli specchi, sui tavolini, sui letti, indisturbati, perchè il Principe e la Principessa avevano paura d’incappare in qualche guaio peggiore di quello sofferto e per cui soffrivano ancora.

Anzi la Principessa, visto che quell’invasione ormai accadeva ogni giorno, buttava qua e là miglio, midolle, bricioli, canapuccia, scagliòla, insalatina tritata, e teneva preparati beverini con acqua, ciotoline per potervisi bagnare.

Si sarebbe divertita anzi, vedendosi trattata con tanta familiarità da tutti quegli uccellini che, prima, al suo apparire in una stanza, scappavano, se essi, in compenso, avessero badato un poco