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quasi piangessero di veder dispersi quei primi materiali del loro nido.

— Poverini! — esclamò sotto voce il giardiniere.

E, il giorno dopo, vedendoli andare e venire affannosamente, portando coi becchi fili di paglia, piume, foglie secche, grovigli di refe, biòccoli di lana e cose simili, per ricostruire con ostinatezza il nido nel posto già scelto, il giardiniere li compiangeva:

— Verrà la Principessa e vi disfarà ogni cosa! Mancano piante e rami, poverini!

Ma gli uccelletti non intendevano le parole del giardiniere, e andavano e venivano affannosamente; verso sera, il loro nido era già bell’e finito.

Appena la Principessa lo scòrse tra i rami, se la prese col giardiniere.

— Che colpa ne ho io? Poverini, hanno fretta di depositarvi le ova.

— Ah sì? Domani ne farò una frittatina pel gattino.

Attese che la femmina avesse terminato di deporre le ova, e ordinò al giardiniere: