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comare formica 135

— Aspettate e vedrete.

Insomma, con quella comare Formica non ci si capiva nulla; metteva a covare i soldi e i pulcini nascevano; menava vita da poveretta e si faceva fabbricare un palazzo più grande e più bello di quello del Re; venivano i ladri per rubarle i quattrini messi da parte, e invece lei legava e spogliava i ladri; piangeva la sua mala sorte e subito dopo le scappava di bocca una facezia. Chi era? Perchè aveva detto:

— Mio padre è Re, mia madre Regina,
Ed io sono una povera vecchina?

Ed ora perchè aveva detto: — Prima devo ringiovanire? — Le volevano bene: era buona, non dava noia a nessuno; ma avrebbero pagato chi sa che cosa per penetrare il mistero che la circondava.

E la notte dopo, di nuovo, precisamente a mezzanotte, — Ahuiii! Ahuiii! — l’Orco arrivava come un uragano.

— Vuoi esser l’Orchessa, sì o no? .

— No!... Sì!... No!...

Dal terrore la poverina non sapeva quel che si dicesse.