Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
126 | luigi capuana |
— Ah infame! Ah traditori, tu e tuo marito! —
Si sentì la voce di comare Formica:
— Grazie, signori ladri! Non occorreva; vi siete disturbati a portarmi tante cose preziose. Grazie, signori ladri.
E, uscendo fuori, prendeva le bisacce ripiene che i ladri avevano deposte in un canto e le portava in casa; poi tornava fuori, frugava nelle loro tasche e ne cavava monete d’oro, pietre preziose, gioie, e li portava in casa, ripetendo:
— Grazie, signori ladri! —
I ladri non fiatavano, si lasciavano svaligiare, atterriti di quelle ritorte che li tenevano immobili, spaventati del peggio che poteva accadere. Già si vedevano in mano della giustizia.
— Avete visto, comare Boccabella? Da ora in poi potranno chiamarvi Boccamara.
— Abbiate pietà di noi poveri ladri, comare Formica! —
Erano più morti che vivi. Già spuntava l’alba. Comare Formica n’ebbe compassione.