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Per ciò le vicine l’avevano soprannominata comare Formica.

Non ostante la povertà e la fatica, comare Formica era sempre di buon umore.

— Che ve ne fate dei quattrini, comare Formica?

— Quando saranno parecchi, me ne farò una frittata.

— O che si mangiano i quattrini?

— Allora... li metterò sotto la chioccia per farli covare.

— O che sono uova i quattrini?

— Allora... li seminerò in un vaso e aspetterò che vengano su.

— O che sono fiori i quattrini?

— Provate e vedrete! Intanto lasciatemi filare.

E filando cantava:

Fuso mio, gira e trotta,

La camicia della Reginotta;

Fuso mio, trotta e gira,

Le lenzuola della Regina;

Gira e trotta, fuso mio,

Corda ai piedi a chi dico io!

Le vicine, sempre curiose, tornavano a domandarle: