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Tornò a casa sola, mezza pazza dal gran disinganno.

— Questa è una infamità di mia sorella Cingallegra!

— Non era il Reuccio?

— No babbo: si chiamava Reuccio! Che vergogna! Che vergogna! Bisogna andar via da questo paese, o m’impicco a una trave! —

Il padre che ora, vedendola così disgraziata, le voleva più bene, fece caricare tutta la roba su due carri. Partirono di nottetempo.

Dopo un giorno e una notte, arrivarono a piè di una montagna coperta di boschi. A un punto della strada, incontrarono un cacciatore.

— Non proseguite, buona gente. È straripato il fiume e ha inondato la campagna.

— Grazie, cacciatore. E dove potremo ricoverarci?

— Venite con me. Starete bene. —

Potevano mai immaginarsi di capitare nel castello dov’era sposa felice Cingal-