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cinciallegra 109

Reuccio mangiava, beveva, dormiva, ingrassava a vista d’occhio, ma di chiedere la mano della figlia del ramaio non se ne ragionava.

Il ramaio tentava di portare il discorso intorno alle nozze, ma Reuccio non capiva o fingeva di non capire.

La figlia fu meno paziente del padre, e una mattina disse a Reuccio:

— Se siete venuto per sposarmi, sposiamoci subito.

— Ah! Ah! Ah! —

Reuccio si contorceva dalle risa.

— Perchè ridete, Reuccio?

— Ahi Ah! Ah!.. Sposiamoci pure!

— Così, con codesti cenci?

— Fatemi voi un bel vestito. Ah! Ah! Ah! —

Reuccio rideva come un matto.

Reginotta era dispiacente di dover sposarsi senza carrozze, senza festa, come una popolana qualunque; ma, pur di diventare Reginotta davvero, si rassegnava. La festa e il resto verrebbero poi; e allora toccava alla Cingallegra di crepare di invidia e di rabbia.