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giava: pareva che chiamasse e si spazientisse di attendere.

Alla intonazione di scherno e alla risata della sorella, Cingallegra balzò giù dal letto, dicendo:

— Il Reuccio non è mai venuto a cantare per te! —

E, appena vestitasi, corse ad affacciarsi alla finestra, che dava nell’orticello. Il pettirosso si sgolava; volava attorno, saltellava da un ramo all’altro, e Cingallegra godeva di vederlo stizzito a quel modo. Gli aveva detto:

— Pettirosso, sei cattivo! Non canterò più. —

E voleva mantenere la parola.

Ma ecco che l’uccellino va a posarsi sul davanzale e si lascia prendere e accarezzare, e risponde alle carezze con delicati colpettini di becco sulle dita.

— Ti sei finalmente deciso? Ora ti metto in una gabbia e starai sempre con me. —

Così erano due che cantavano da mattina a sera, con gran fastidio di Reginotta: Cingallegra, intanto: che spazzava, o spol-