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fra le mani. Gomitetto se l’ebbe a male e andò via.
Ogni anno così; ed eran passati sette anni. Intanto la Reginotta s’era fatta una ragazza, che ci volevan quattro paia d’occhi per guardarla. Una notte non potendo prender sonno, pensava al babbo e alla mamma:
— Chi sa se più si ricordano di me? Forse mi credono morta! -
E piangeva sui guanciali; quand’ecco sente buttar dei sassolini all’impòsta della finestra.
Chi poteva essere, a quell’ora?
Si fece coraggio, saltò giù dal letto, aperse adagino adagino l’impòsta, e domandò:
— Chi siete? Che cosa volete?
— Son io, figliuola mia; siam venute per te! -
Dall’allegrezza stava per saltar dalla finestra.
— Ascolta, figliuola — disse la Regina sotto voce. — Quel Gomitetto è il Lupo Mannaro. Ti s’è mostrato a quel modo per non farti paura. Ma ora che sei grande, fra qualche giorno t’apparirà col suo vero aspetto. Figliuola mia, non atterrirti. E se ti domanda: Mi vuoi per marito? rispondi di sì; altrimenti sarai morta; ne farà due bocconi. La prossima notte a quest’ora ci rivedremo. -