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68 | senza-orecchie |
virla a pranzo, una per metterla a letto. S’era già abituata e non ci vivea di cattivo umore.
Il Lupo Mannaro russava tutto il santo giorno e la notte andava via. Siccome la bimba, quando lo vedeva, strillava dalla paura, si facea veder di rado: non volea spaventarla.
Intanto la Reginotta s’era fatta una bella ragazza.
Una sera, entrata in letto, non poteva dormire. Sentito che il Lupo Mannaro si preparava ad andar via, tese meglio l’orecchio. Il Lupo Mannaro con quella sua vociaccia ròca, urlava:
— Chiamatemi il cuoco. —
Il cuoco venne.
— Credo che siamo in punto, — gli disse — mi pare una quaglia.
— Bisogna vedere, — rispose il cuoco.
La Reginotta sentì che giravano adagino il pomo della serratura:
— Ahimè! Dunque si trattava di lei? Il Lupo Mannaro voleva mangiarsela. —
Le si accapponò la pelle, sfido io! Si fece piccina piccina, e finse di dormire. Il Lupo Mannaro s’accostava al letto, svoltava le coperte con cautela, e il cuoco cominciava a tastarla tutta, come gallina da tirargli il collo.