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RANOCCHINO. 53

— Babbo, vendiamo la corona reale.

— La corona reale non si tocca!

— Si dee crepar di fame? Vendiamola!

— La corona reale non si tocca. —

Quel povero diavolo tornò nella grotta in cerca della vecchia, e si mise a piangere.

— Che cosa è stato?

— Mammina mia, i quattrini son finiti e quei figliuoli vorrebbero vendere la corona reale; ma io non l’ho permesso.

— Fruga in quel canto. C’è del pane e del formaggio; mangerete per questa sera. Domani, a mezzogiorno, aspettami sotto le finestre del palazzo reale: sarà la tua fortuna. —

Tornò a casa, e trovò una tragedia! Cinque figliuoli erano stesi morti per terra in un lago di sangue; uno respirava appena:

— Ah, babbo mio! È venuta un’aquila forte e picchiò alla finestra. — Ragazzi, fatemi vedere la corona reale. — Il babbo la tiene sotto chiave. — E dove l’ha riposta? — In questa cassa. Allora a colpi di becco, cominciò a scassinarla; e siccome noi ci si opponeva, ci ha tutti ammazzati. —

Detto questo, spirò.

Quel povero diavolo si sentì rizzare i capelli. I figliuoli morti e la corona sparita!