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RANOCCHINO. 47

Allora lui pensò ch’era meglio ammazzarlo, piuttosto che vederlo patire: gli avrebbe ammazzati tutti, quei figliuoli, ad uno ad uno; e cominciava da questo!

Era già sera: e, uscito fuor di città, si ridusse in una grotta, dove non poteva esser veduto da nessuno. Adagiò per terra il bimbo che dormiva tranquillamente, e prima d’ammazzarlo si mise a piangerlo:

— Ah, coricino mio!

E debbo ammazzarti con queste mani, debbo ammazzarti!

Ah, Ranocchino mio!

E non ti vedrò più per la casa, non ti vedrò!

Ah, coricino mio!

E chi fu la strega che te lo cantò in culla, chi fu?

Ah, Ranocchino mio!

E debbo ammazzarti con queste mani, debbo ammazzarti! —

Spezzava il cuore perfino ai sassi.

— Che cosa è stato, che piangi così? —

Il povero diavolo si voltò e vide una vecchia seduta a traverso la bocca della grotta, con un bastoncello in mano.

— Che cosa è stato! Ho sette figliuoli piccini