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46 | RANOCCHINO. |
— E tu, Ranocchino? — gli domandò il babbo, che gli avea messo quel nomignolo perchè era piccino quanto un ranocchio.
— Io son contento, — rispose.
E la mattina quel povero diavolo se lo prese in collo, e cominciò a girare per la città.
— Chi mi compra Ranocchino! Chi mi compra Ranocchino!
Ma nessuno lo voleva, un cosino a quella maniera!
S’affacciò alla finestra la figlia del Re.
— Che cosa vendete, quell’uomo?
— Vendo questo bimbo, chi lo vuol comprare. —
La Reginotta lo guardò, fece una smorfia e gli sbatacchiò le imposte sul viso.
— Bella grazia! — disse quel povero diavolo. E riprese ad urlare:
— Chi mi compra Ranocchino! Chi mi compra Ranocchino! —
Ma nessuno lo voleva, un cosino a quella maniera!
Quel povero diavolo non avea coraggio di tornare a casa, dove gli altri figliuoli lo aspettavano come tant’anime del purgatorio, morti di fame.
Ranocchino intanto gli s’era addormentato addosso.