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gran luce pel bosco, e da ogni pianta sbucava gente che rideva, che cantava, che ballava; e intanto da tutte le parti venivano rizzate prestamente tante bellissime tende e tavole piene di cose non mai viste, che luccicavano più dell’oro. S’accòrse di essere capitato in mezzo alla fiera delle fate; si fece coraggio e si levò. Avea pensato:

— Le fate debbono vendere anche delle belle fiabe, nuove di zecca: vo’ veder di comprarle. —

E accostatosi a una che vendeva roba sotto una ricca tenda là vicino, le disse:

— Ci avete fiabe nuove?

— Fiabe nuove non ce n’è più; se n’è perduto il seme. —

Poco persuaso di questa risposta, andò da un’altra fata che teneva in mostra sulla tavola e nei barattoli tante bellissime cose, che la prima non aveva:

— Ci avete fiabe nuove?

— Fiabe nuove non ce n’è più; se n’è perduto il seme. —

E due!

Girò attorno un altro pezzo, osservando qua e là; e come vide una tenda, che gli parve la più ricca di tutte, si accostò alla fata venditrice e le domandò timidamente: