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della voce di lei. Sono sicuro che Topolino cascherà nell’inganno. Quando l’avremo in mano, penseremo al da farsi.
L’idea parve eccellente. Senza che ne trapelasse nulla, i magnagni di corte costruirono una trappola, che simulava la camera della Reginotta; e un famoso Mago fece una bambola grande al naturale, da scambiarsi colla Reginotta in carne e ossa, e che diceva: Topolino! Topolino! con lo stesso tono della voce di questa. Collocarono la trappola nel giardino reale, ed aspettarono fino alla dimane.
Tutta la notte, il congegno della bambola chiamò: Topolino! Topolino! Ma chi sa dove lucevano gli occhi di Topolino in quel punto?
Per sei notti l’inganno non giovò. Alla settima, il povero Topolino, lusingato dalla somiglianza, era accorso alla trappola e c’era rimasto.
Figuriamoci il tripudio del Re e dei Ministri, la mattina, quando lo trovarono acquattato in un cantuccio presso la bambola!
— Rosicchia, Topolino! Sposa la Reginotta, Topolino! —
Lo beffeggiavano senza pietà; e Topolino, acquattato nel suo cantuccio, li guardava e non rispondeva nulla.