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Da lì a qualche anno, non si trovava un topo in tutto il regno, neppure a pagarlo un milione.

Il Re già cominciava a rassicurarsi; e siccome la Reginotta era cresciuta, egli pensava di darle marito. Parecchi Principi l’avevano chiesta. Ma la Reginotta, quasi lo facesse a posta, a ogni domanda di matrimonio, rispondeva:

— Maestà, chiedo un altr’anno di tempo. —

Intanto era accaduto questo: in un paesetto del regno, nascosto fra le montagne, una povera donna aveva partorito un bambino mostruoso, col viso d’uomo e il resto del corpo di vero topolino, con le sue zampine e con la sua codina.

Al vederlo, la mamma e la levatrice rimasero trasecolate: e la levatrice che provava ribrezzo a toccare quel mostricino, aveva consigliato di soffocarlo.

La mamma non n’ebbe il cuore, e pregò:

— Non ne fiatare con anima viva, comare! —

Infatti nessuno ne seppe nulla; e il bambino crebbe vegeto e vispo da quel topolino ch’egli era. Camminava su due gambe, come un uomo; solamente la mamma lo vestiva in maniera, che del suo corpo non si potesse vedere altro che il volto. Alle zampine anteriori gli metteva sempre i guanti.