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22 | SPERA DI SOLE. |
— Brav’uomo, non vi conosco; io sono il Reuccio.
— Reuccio o non Reuccio, prendi quella scure e spaccami un po’ di legna. —
Il Reuccio, per timore di peggio, gli spaccava le legna.
— Reuccio o non Reuccio, vai per l’acqua alla fontana. —
Il Reuccio, per timore di peggio, prendeva l’orcio sulle spalle e andava alla fontana.
— Reuccio o non Reuccio, servimi a tavola. —
E il Reuccio, per timore di peggio, lo servì a tavola. All’ultimo il vecchio gli diè quel che era avanzato.
— Buttati lì; è il tuo posto. —
Il povero Reuccio si accovacciò su quel po’ di strame in un canto, ma non potè dormire.
Quel vecchio era il mago, padrone del bosco.
Quando andava via, stendeva attorno alla casa una rete incantata, e il Reuccio rimaneva in tal modo suo prigioniero e suo schiavo.
Intanto il Re e la Regina lo piangevano per morto e portavano il lutto. Ma un giorno, non si sa come, arrivò la notizia che il Reuccio era schiavo del mago. Il Re spedì subito i suoi corrieri: