Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Tutti accorrevano al palazzo reale per vedere quel puttino di terra cotta, che era una meraviglia, e vi andò anche quella povera donna.
— Oh Dio! È tutto il mio bambino!... Ma non era così che ti volevo Re, figliolino mio! —
E si mise a piangere.
Il Re, a quelle parole, montò in furore. Diè un calcio al puttino di terra cotta e lo ridusse in mille pezzi.
Alla povera donna parve di vedersi squarciare sotto gli occhi il figliolino perduto. Ma che poteva dire a Sua Maestà? Dovette ingozzare anche quell’amarezza, e tornarsene a casa zitta zitta.
Intanto nello scrigno del Re i quattrini continuavano a mancare; e sempre quella voce nell’aria lontana lontana:
— Soldino mio, vo’ cento lire, vo’ mille lire! —
E quanti diceva la voce, tanti il Re ne sentiva prendere dalla mano del ladro invisibile.
Il Re mise le sue spie per scoprire di chi fosse quella voce: e un giorno le spie gli condussero dinanzi ammanettata la donna dal bambino rubato:
Era lei che aveva detto: — Soldino mio, vo’ cento lire! —
Il Re non volle neppure ascoltare la povera