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Giunta davanti la grotta, si sturò le orecchie, e picchiò. Picchia, ripicchia, non rispondeva nessuno. Lei non voleva chiamare, e dava all’uscio col bastone, a due mani.
— Chi è? — urlò finalmente una voce — Chi cercate?
— Son io: cerco la Fata.
— Quale Fata? Delle Fate ce n’è tante!
— La Fata gobba. —
Le scappò di bocca.
— Gobba sarai tu! —
La Regina si tastò subito le spalle. Le era proprio spuntata la gobba.
Tornò di notte, per non esser veduta; e il Re, prima di ogni cosa, le guardò dietro.
— Maestà, che portate addosso?
— Porto la mia disgrazia! —
E raccontò com’era andata.
— E tutto questo per Serpentina! Schiacciamogli la testa! La mala fortuna ci vien per lei. —
Il Re non sapea risolversi:
— Non era sangue loro?
— Farò di mio capo, — disse fra sè la Regina.
E, di nascosto al Re, chiamò una guardia di palazzo: — Prendi questa cassettina e vattene in un bosco. Quando sarai lì, farai una catasta di