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vedesse. La Regina, accortasi di quel gonfiore sulle spalle, gli domandò:
— Maestà, che portate addosso?
— Porto la mia disgrazia! —
E raccontò com’era andata.
La Regina risolse di tentar lei:
— Fra loro donne si sarebbero intese meglio. —
Fece le sue provviste di pane e vino per otto giorni, e partì.
A metà strada:
— Maestà! Maestà! —
Lei, sbadatamente, si volta, e si trova tornata al punto d’onde era partita.
— Pazienza! Ricomincerò. —
La seconda volta, più in là di mezza strada, ecco alle sue spalle un gran rumore, come di cavalli che corrano di galoppo:
— Bada! Bada! —
Presa dallo spavento, si volta, e si trova di nuovo al punto d’onde era partita.
Allora, da scaltra, disse al Re:
— Maestà, turatemi le orecchie col cotone e versatevi su della cera. Così non sentirò nulla, e potrò arrivare dalla Fata gobba: altrimenti non ci sarà verso. —
Il Re le turò le orecchie a quel modo, e lei partì.