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Così fu. La Reginotta diventò nuovamente di carne, ma pareva un tronco: non avea lingua, nè occhi, nè orecchi; era rovinata dalle fiamme. E se lui non la guariva intieramente, non potea diventar genero del Re.

Partì e andò in quella pianura dove gli era apparsa la fata:

— Fata, dove sei?

— Ai tuoi comandi. —

Le narrò la disgrazia.

— Ti sei lasciato canzonare! —

E gli disse, minutamente, come dovea regolarsi.

Il giovanotto tornò dal mago:

— Mago scellerato, ti sei fatto beffa di me! Lingua per lingua, occhio per occhio!

— Per carità, lasciami stare! Vai dalle mie sorelle, che stanno un po’ più in là. Devi fare così e così. —

Cammina, cammina, arriva in una campagna dove c’era un palazzo simile a quello del mago. Picchiò al portone.

— Chi sei? Chi cerchi?

— Cerco Cornino d’oro.

— Capisco: ti manda mio fratello. Che cosa vuole da me?