Pagina:Capuana - C'era una volta, 1902.djvu/220

il giovanotto potè scappare, e non si fermò finchè non giunse dove gli era apparsa la fata:

— Fata, dove sei?

— Ai tuoi comandi. —

Le narrò la disgrazia.

— Ti sei lasciato canzonare! Tieni questo pugnale e ritorna dal mago: vedrai che questa volta non si farà beffa di te. —

E gli disse minutamente come dovea regolarsi.

Il giovinotto andò subito, e picchiò tre volte al portone.

— Temerario, temerario! Che cosa vieni a fare fin qui?

— Se tu sei mago davvero, devi batterti con me. —

Il mago s’infuriò e venne fuori, armato fino ai denti. Ma come gli vide in mano quel pugnale, si buttò ginocchioni:

— Salvami almeno la vita!

— Mago scellerato, ti sei fatto beffa di me! Ora starai lì incatenato, finchè l’incanto non sia rotto. —

Lo legò bene, piantò il pugnale in terra, e vi attaccò la catena. Il mago non poteva muoversi.