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giunse al palazzo del mago, e picchiò tre volte al portone.

— Temerario, temerario! Che cosa vieni a fare fin qui?

— Se tu sei ago davvero, devi batterti con me. —

Il mago s’infuriò e venne fuori armato fino ai denti: ma, come gli vide in mano quella spada, urlò:

— Povero me! —

E si buttò ginocchioni:

— Salvami almeno la vita!

— Sciogli l’incanto della Reginotta, e avrai salva la vita. —

Il mago trasse di tasca un anello, e gli disse:

— Prendi; va’ a metterglielo nel dito mignolo della mano sinistra, e l’incanto sarà disfatto. —

Il giovanotto, tutto contento, si presenta al Re:

— Maestà, è vero che chi guarisce la Reginotta sarà genero del Re?

— Vero, verissimo.

— Allora son pronto a guarirla. —

Chiamaron la Reginotta, e tutti quelli della Corte gli s’affollarono attorno; ma le avea appena messo in dito l’anello, che la Reginotta divampò, tutta una fiamma! Fu un urlo. Nella confusione,