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Il galletto, ch’era diventato un bel gallo, con quegli sproni d’oro si pavoneggiava attorno, beccando questo e quello.
Un’altra volta, avanti l’alba:
— Chicchirichì! Maestà, vo’ la cresta doppia d’oro.
— E cresta doppia d’oro sia! —
Il Re cominciava a stufarsi; ma il gallo, con quegli sproni d’oro e quella cresta doppia d’oro, si pavoneggiava attorno, beccando questo e quello.
Finalmente un’altra mattina, avanti l’alba:
— Chicchirichì! Maestà, vo’ mezzo regno; ho corona al par di voi! —
Al Re scappò la pazienza:
— Levatemelo di torno, questo gallaccio impertinente! —
Ma come fare? Ammazzarlo era inutile; risuscitava sempre. Portarlo lontano non concludeva nulla: sarebbe tornato. Prenderlo colle buone era peggio; rispondeva canzonando: chicchirichì! Il Re, disperato, mandò a chiamare la vecchia:
— Se non mi liberi del gallo, ti fo mozzare la testa!
— Maestà, datemi un giorno di tempo. —
E tornò subito a casa:
— Ah, gallinetta mia! Sono stata chiamata dal