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Il Re perdè il lume degli occhi:
— Sporco galletto! Ora ti concio io! Chiamatemi il cuoco. —
Il cuoco si presentò.
— Mi si faccia arrosto pel pranzo. —
In cucina gli tirarono il collo e lo infilzarono nello spiedo.
Quando fu l’ora del pranzo, il cuoco lo servì in tavola. Sua Maestà cominciò a dividerlo, a chi un’ala, a chi una coscia, a chi un po’ di petto, a chi il codione: serbò per sè il collo e la testa colla cresta e coi bargigli.
Avea terminato appena di mangiare, che dal fondo del suo stomaco sente scoppiare:
— Chicchirichì! —
Fu una costernazione generale. Chiamarono tosto i medici di corte.
— Bisognerebbe spaccar la pancia del Re; ma chi ci si mette? —
E il galletto, di tanto in tanto, dal fondo dello stomaco di Sua Maestà, dava la voce:
— Chicchirichì! —
— Chiamatemi la vecchia — disse il Re.
Appunto essa veniva a domandar l’elemosina al palazzo reale, e la condussero su.
— Strega del diavolo! Che malìa hai tu fatta