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gente ch’era lì, cominciarono a ridere anch’essi, e poi perfino la Regina:

— Ah! Ah! Ah! —

Si tenevano i fianchi, non ne potevano più. Soltanto quel povero Re rimase così afflitto e scornato, che faceva pietà.

— Ah! Nano, nanino bello; se tu mi rendi la mia figliuola, essa sarà tua sposa con mezzo regno per dote. —

— Maestà, se dite per davvero, — rispose il Nano — prima dovete riprendervi quel che mi deste l’altra volta.

— Che cosa ti diedi?

— Un bel calcio nella schiena. —

Il Re esitava: avea vergogna di ricevere un calcio in quel posto, davanti al popolo e la corte. Ma l’amore della figliuola gli fece dire di sì.

Si rivoltò colle spalle al Nano e stette ad aspettare la pedata: però il Nano volle mostrarsi più generoso di lui; e invece di menargli il calcio, disse:

Cavallo. mio cavallo,

Non metter piede in fallo;

Torna sul piedistallo,

Cavallo, mio cavallo.

In un batter d’occhio, cavallo e Reginotta furono lì.