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Fecero portare una scala, e la Reginotta montò sul cavallo di bronzo. Gli tastava il ciuffo, gli accarezzava il collo, lo spronava leggermente col tacco; e intanto diceva scherzando:
Cavallo, mio cavallo, Salta dal piedistallo; Non metter piede in fallo, Cavallo, mio cavallo. |
Non ebbe finito di dir così, che il cavallo di bronzo si scosse, agitò la criniera, dette fuori un nitrito, e via con un salto, per l’aria. In un batter d’occhio cavallo e Reginotta non si videro più.
Tutti erano atterriti; non osavano fiatare. Ma in mezzo a quel silenzio scoppia a un tratto una risatina, una risatina di canzonatura!
— Ah! Ah! Ah! —
Il Re guardò, e vide il Nano che si contorceva dalle risa con quella sua gobbetta e quelle sue gambine sbilenche. Capì subito che quel cavallo fatato era opera del Nano.
— Ah! Nano, nanuccio; — gli disse pentito — se tu mi rendi la mia figliuola, essa sarà tua sposa, con mezzo regno per dote. —
Il Nano continuava a contorcersi dalle risa:
— Ah! Ah! Ah! —
E a vedergli fare a quel modo, tutta quella